Che sia un giocoliere della parola, un romantico selvaggio, un esploratore innamorato della musica e della vita, è cosa nota. Ma che potesse sperimentare così tanto da partorire un figlio “folle e moderno”, era davvero imprevedibile. L’artista di cui stiamo parlando è Cesare Cremonini; il figlio, invece, è “Logico”, sesto album di inediti del cantautore emiliano. Il disco, che esce martedì 6 maggio, arriva in un momento particolare per l’artista, ed è la sintesi di un percorso di ricerca tra creatività e identità. “Logico”spalanca le finestre su una dimensione diversa da quelle esplorate con i precedenti album. Oggi Cesare bussa alla porta della sua anima, osserva la realtà attraverso i suoi 34 anni con tanta voglia di farsi conoscere e riconoscere attraverso fiumi di musica e parole.
Cesare, cos’è Logico?
Un album allergico ai precedenti, molto distante da “La Teoria dei colori”. E’ un disco che abbatte alcuni miei tabù, un invito a scoprire qualcosa di nuovo. E’ lo specchio dei miei 34 anni e della mia crescita personale. Il disco celebra il primato della logica. Un musicista quando compone deve trovare un equilibrio tra due elementi: la logica razionale della lettura di uno spartito e la logica del sentimento che prova in quel momento e che vuole condividere attraverso la propria musica.
In cosa si distingue dai tuoi precedenti album?
Prima cercavo di dare a tutti i costi una definizione chiara e definitiva ai sentimenti. Con “Logico” non ho più sentito questa esigenza. Lascio aperte molte porte alla ricerca e a mille domande che spesso non trovano risposta. Porsi domande serve ad attraversare gioie e dolori nella vita.
Undici brani, undici storie diverse in un solo, bellissimo romanzo. Cesare è diventato grande?
Logico è l’album della crescita, nel quale mi metto a nudo. Ho sempre scritto canzoni ad occhi chiusi. Ora li ho aperti. Diciamo che sono socchiusi. Sento la roccia dura dei portici di Bologna, sento il pavimento sul quale sto camminando.
Come definiresti “Logico”?
E’ un album così vario, imprevedibile, folle che è difficile da definire. In esso si fondono pop, rock, jazz, funk, elettronica, dance. E’ un disco pop 2.0. Un mix di tutto ciò che amo e che ascolto, della musica che mi entra nelle vene e mi regala stimoli. Dal cantautorato anni Sessanta alla sperimentazione maniacale dei Pink Floyd. Logico è il risultato finale di un percorso di ricerca personale e musicale che non avevo mai osato fare prima.
Il disco giusto al momento giusto?
Forse sì. Ho consapevolezza della mia età. Mi sento come i miei coetanei. Non mi sono mai chiuso in una gabbia dorata. Ho soltanto cercato di assomigliare a ciò che stavo scrivendo. Mi sono messo a nudo. Osservo me stesso e ciò che mi circonda a 360°. So di essere privilegiato ma ciò non mi impedisce di vivere la realtà, nel bene e nel male, e di soffrire se accadono cose brutte nel mio Paese. Non sono indifferente alla vita. Mi interessa continuare a sentire. Non potrei mai raccontare storie che non posso difendere.
In “Quando sarò milionario” parli di tuo padre.
E’ una dedica che ho voluto fare perché devo molto a mio padre. Mi ha insegnato ad essere curioso, a non smettere mai di imparare e di ricercare. Lui si definisce un barbone ricco. Milionario ma non in senso materiale, bensì di conoscenze. E’ un medico che ha passato tutta la vita a studiare e mi ha trasmesso l’arte dell’imparare. Una figura straordinaria che mi ha accompagnato fin dalla nascita in modo distante ma coerente.
Come è nata “Cuore di cane”?
E’ l’unica canzone d’amore del disco. La canta un amante di una donna sposata. Avere un cuore di cane significa essere perfetti e sbagliati insieme. Ribelli e affettuosi. Ma unire vite diverse è l’impresa più dura che ho trovato in questa vita.
E Cesare com’è oggi?
Un solitario mai solo. Un randagio che vorrebbe cambiare ma che non potrebbe più scrivere i suoi testi se cambiasse natura. A 18 anni mi hanno chiesto di essere molto più grande della mia età. Ho conosciuto il mondo adulto molto presto. Oggi sento di essere un uomo con una gran voglia di imparare. E’ la cosa che amo di più. Logico è l’album che dimostra il mio modo di essere e di vedere la realtà.
Nel brano “John Wayne” parli del mondo del cinema, fatto più di apparenza che di sostanza. Cremonini tornerà su un set dopo l’esperienza con Pupi Avati?
Mi piacerebbe, Anzi, ne sono sicuro. Mi sono arrivate molte proposte, alcune interessanti, altre che ho scartato subito dato che al regista interessava avere soltanto il nome famoso nel cast. Non mi stancherò mai di ripetere che io non sono un attore, lo faccio solo per divertimento perché amo dare il massimo in tutto ciò che faccio e perché sono curioso di natura. Per quanto riguarda “John Wayne”, ho voluto generalizzare e parlare di un mondo tra realtà e fiction. Uno stereotipo dell’attore pronto a tutto pur di avere una parte e di farsi notare.
Ad ottobre partirà il tuo Logico Tour. Cosa proporrai durante i live in giro per l’Italia?
Sarà la tournée di più alto livello e più importante della mia carriera. Un tour davvero impegnativo. Sono stato lontano da tante regioni in passato e ora sono contento di tornare ad esempio in Sicilia e in Puglia. Andremo nei palazzetti di tutta Italia, come 14 anni fa con i Lunapop. Questo tour avrà le stesse dimensioni di quella che feci con i la band. La carriera solista mi ha fatto capire che senza credibilità non puoi fare nulla. Ho impiegato ben 15 anni per tornare dov’ero. Ma ci sono riuscito perché ho avuto una carriera libera.